“Consumo ergo sum”, sembra essere il principio su cui si fonda la nostra società, una società sempre più portata all’acquisto nevrotico, all’interno di supermercati strapieni di prodotti e di marche magari recentemente sponsorizzate nell’ultimo acclamato spot in televisione. Un consumo che riguarda anche quella fonte di sostentamento, che noi consideriamo rinnovabile, come l’acqua. Ogni italiano usa in media 215 litri di acqua “reale” al giorno per bere e per lavarsi, ma il consumo è 30 volte superiore se consideriamo anche l’acqua “virtuale” impiegata per produrre ciò che mangiamo e indossiamo. Fanno più di 6500 litri a testa, ogni giorno. Il valore più alto al mondo dopo quello degli Stati Uniti. Il nostro paese è inoltre il quinto importatore d’acqua del pianeta. Cosa fare? Secondo l’attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva, sarebbe necessario ridefinire l’efficienza e la produttività del sistema economico in termini di quanta acqua viene sprecata o salvaguardata. Nell’agricoltura, a livello internazionale, si dovrebbero eliminare i fertilizzanti chimici, causa della distruzione dell’acqua in diversi modi. “Oggi per produrre la stessa quantità di cibo di qualche anno fa” continua Vandana Shiva “c’è bisogno di dieci volte più acqua, perché bisogna dissolvere tutto il materiale chimico tossico. Il suolo in cui viene dissolto si desertifica, perde la sua capacità di trattenere l’acqua, finisce per essere un suolo senza acqua vitale, la cosa peggiore è che questi fertilizzanti provocano emissioni di ossido di azoto trecento volte più letali dei gas serra che stanno modificando il clima.” Analizzando i dati sull’agricoltura intensiva, si sa che questa usa il 70% delle risorse idriche mondiali, lasciando il resto inquinato. Se si boicottassero questi prodotti e si prediligessero prodotti biologici e organici, si eliminerebbe questo spreco e si incomincerebbero a porre le basi di una politica sulla sicurezza dell’acqua. Vandana fa parte di un importante movimento per la salvaguardia dell’acqua, il “Movimento per la democrazia dell’acqua”, che nel 2006 è riuscito ad impedire la creazione di una deviazione del Gange verso Dehli, nella quale si voleva privatizzare l’acqua del fiume. “Si devono collegare le questioni climatiche, quelle agricole e quelle dell’acqua in una sola missione all’insegna della difesa della “fabbrica della vita” di questo pianeta” afferma l’attivista intervenuta ad una conferenza sulla conservazione dell’acqua. Dobbiamo assolutamente reagire e assumere su di noi la responsabilità di decidere e di diventare i protagonisti di un miglioramento. “Il segreto è fare combaciare l’economia con le risorse naturali, che significa “sostenibilità” e le leggi della società con il benessere della gente, che si chiama “democrazia”.” Sarebbe utile creare una sorta di carta sui doveri che i cittadini devono riservare nei confronti della risorsa-acqua. Ecco i nove principi, stillati dall’attivista, che stanno alla base della democrazia dell’acqua:
1. L’acqua è un dono della natura
Noi riceviamo l’acqua gratuitamente dalla natura. E’ nostro dovere nei confronti della natura usare questo dono secondo le nostre esigenze di sostentamento, mantenerlo pulito e in quantità adeguata. Le deviazioni che creano regioni aride o allagate violano il principio della democrazia ecologica.
2. L’acqua è essenziale alla vita
L’acqua è la fonte della vita per tutte le specie. Tutte le specie e tutti gli ecosistemi hanno diritto alla loro quota di acqua sul pianeta.
3. La vita è interconnessa mediante l’acqua
L’acqua connette tutti gli esseri umani e ogni parte del pianeta attraverso il suo ciclo. Noi tutti abbiamo il dovere di assicurare che le nostre azioni non provochino danni ad altre specie e ad altre persone.
4. L’acqua deve essere gratuita per le esigenze di sostentamento
Poiché la natura ci concede l’uso gratuito dell’acqua, comprarla e venderla per ricavarne profitto viola il nostro insito diritto al dono della natura e sottrae ai poveri i loro diritti umani.
5. L’acqua è limitata ed è soggetta a esaurimento
L’acqua è limitata e può esaurirsi se usata in maniera non sostenibile. Nell’uso non sostenibile rientra il prelevarne dall’ecosistema più di quanto la natura possa rifonderne (non sostenibilità ecologica) e il consumarne più della propria leggittima quota, dati i diritti degli altri a una giusta parte (non sostenibilità sociale).
6. L’acqua dev’essere conservata
Ognuno ha il dovere di conservare l’acqua e usarla in maniera sostenibile, entro limiti ecologici ed equi.
7. L’acqua è un bene comune
L’acqua non è un’invenzione umana. Non può essere confinata e non ha confini. E’ per natura un bene comune. Non può essere posseduta come proprietà privata e venduta come merce.
8. Nessuno ha il diritto di distruggerla
Nessuno ha il diritto di impiegare in eccesso, abusare, sprecare o inquinare i sistemi di circolazione dell’acqua. I permessi di inquinamento commerciabili violano il principio dell’uso equo e sostenibile.
9. L’acqua non è sostituibile
L’acqua è intrinsecamente diversa da altre risorse e prodotti. Non può essere trattata come una merce.
Si dovrebbe risvegliare la dimensione locale, mantenendo viva una relazione intima con i bacini d’acqua, foreste. Ci dovremmo ricordare più spesso del legame che ci mette in relazione con la terra, che come una grande madre ci nutre e ci disseta ma che un giorno, se continueremo a darla per scontata senza rispettarla, potrebbe ribellarsi o morire.
Ciao, un bellissimo articolo e un argomento importantissimo.
RispondiEliminaSpesso siamo troppo indifferenti ignoranti e pigri per soffermarci a pensare al nostro impatto sull'ambiente, abituati purtroppo a mettere le nostre esigenze davanti a tutto....e pensare che basterebbe così poco.